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La
ferrovia Ceva – Ormea è una breve diramazione della direttrice Torino
– Savona, in provincia di Cuneo. Si tratta di una piccola linea nata
come collegamento internazionale, ma diventata ben presto ramo secco.
Ineguagliabili gli scenari: un binario che corre tra la montagna e il
fiume in una verdissima valle ricca di paesaggi meravigliosi d’alte
montagne, di ruderi di castelli, di freschi ruscelli e di verdi prati
che il treno accarezza passando da una sponda all’altra del Tanaro,
che turbina inquieto nel fondovalle.
Indice
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STORIA DELLA LINEA
Il progetto iniziale
della ferrovia Ceva – Ormea prevedeva la costruzione di una linea di valico
che collegasse Ceva a Imperia, sottopassando con un tunnel il Col di Nava.
Ma quando, nel 1893, fu inaugurato il tratto fino a Ormea, era ormai
risaputo che la linea non avrebbe più avuto prolungamenti ulteriori: nel
frattempo, infatti, erano iniziati i lavori della ferrovia Cuneo – Nizza –
Ventimiglia, molto più importante dal punto di vista commerciale e
soprattutto militare, che rendeva pertanto del tutto inutile il
prolungamento della Ceva – Ormea fino ad Imperia.
Trattandosi di una linea inserita in una rete elettrificata in corrente
alternata trifase, nel 1938 anche la Ceva – Ormea fu elettrificata con lo
stesso sistema. Ma al momento della conversione della rete in corrente
continua però, unico caso in Italia, nel 1976 venne de-elettrificata ed
esercita con automotrici diesel, a causa della sua scarsa importanza. Tutta
la palificazione e la doppia catenaria furono asportate, la sottostazione
elettrica di Garessio restò abbandonata, come i grandi fabbricati delle
stazioni con i vasti piazzali, costruiti per accogliere lunghi treni
destinati al traffico internazionale che non ha mai visto. Ora rimangono lì,
muti testimoni di quel che doveva essere e invece non fu.
Col tempo la Ceva – Ormea, con i suoi pochi passeggeri e uno scarsissimo
servizio merci al raccordo di Garessio, (dove esiste tuttora una ditta di
imbottigliamento di acqua minerale, ma che ora preferisce utilizzare i
camion per il trasporto delle merci) cadde in un profondo passivo e le
Ferrovie dello Stato erano decise alla soppressione, alla stregua di tante
altre linee secondarie chiuse con l’ormai famoso decreto Signorile del 1985.
Ma la nostra piccola linea riuscì a sopravvivere miracolosamente non solo a
questi tagli, ma anche a successivi tentativi di soppressione grazie alla
caparbietà ed alla tenacia dei valligiani. Durante l’inverno, infatti, le
strade rimangono a volte bloccate a causa della neve, mentre le automotrici
hanno sempre svolto con efficienza il proprio servizio, anche in condizioni
avverse. Per contenere i costi d’esercizio, sono stati soppressi i binari
d’incrocio (tranne nella stazione di Garessio) e le stazioni trasformate in
fermate impresenziate, mentre i passaggi a livello sono stati automatizzati.
Il servizio ferroviario ora è ridotto a poche coppie di automotrici, solo
una Aln663, integrato da servizi di autobus che sostituiscono completamente
il treno nei giorni festivi e nei mesi estivi.
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