Le linee ferroviarie |
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LA FERROVIA AVELLINO - LIONI - ROCCHETTA SANT'ANTONIO LACEDONIA di Rosario Serafino con la collaborazione di VinD |
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Ufficialmente sospesa da dicembre 2010, la ultracentenaria ferrovia Avellino - Rocchetta Sant'Antonio ha consentito per decenni di far uscire dall'isolamento tanti paesi dell'alta Irpinia, collegandoli al capoluogo da un lato ed alla Puglia dall'altro. Ebbe un ruolo fondamentale anche a seguito del terremoto del 1980 con diversi convogli che portarono importanti e necessari aiuti dopo pochissimo tempo. Ma già dalla metà degli anni novanta iniziò il declino. Tante le ragioni: la vetustà degli armamenti, il disinteresse dei comuni attraversati e degli enti provinciali e regionali, la mancanza di ogni integrazione con altri mezzi di trasporto, l'irraggiungibilità di molte stazioni, sono le principali cause che ne hanno decretato la chiusura dal 12 dicembre 2010. Da allora la linea è rimasta sospesa e sembrava anche prossima alla soppressione. Ma una lunga battaglia da parte dell'associazione "In loco motivi" che, prima della chiusura, fu protagonista della realizzazione di alcuni treni turistici che registrarono un buon successo di pubblico, ha portato la Fondazione FS ad inserire la linea fra quelle da ripristinare a scopi turistici. E ad agosto 2016, un convoglio d'epoca è tornato fra Rocchetta e Conza... |
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Indice |
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Il
progetto della linea Avellino - Ponte S.Venere
(primitiva
denominazione della stazione di Rocchetta Sant'Antonio - Lacedonia)
nacque con
l’esigenza di trovare un punto d’incontro tra le province di Avellino,
Foggia,
Potenza e perché l’assenza di viabilità nell’Alta Irpinia la rendeva
necessaria
per il traffico merci. La scelta del capolinea in luogo così isolato
(Rocchetta
S.Antonio dista 14 km dalla stazione, mentre Lacedonia ne dista 18) fu
dettata
probabilmente dalla vicinanza dell’alveo dell’Ofanto
così da avere
continui rifornimenti d’acqua alle locomotive a vapore, anche se
all'epoca si
parlò di motivazioni politiche. La necessità della sua costruzione
venne
portata in Parlamento già dal 1865, ma prima di convincere l’assemblea
della
necessità ferroviaria dell’Irpinia bisognò attendere il 1876. Una
commissione
formata dal celebre letterato Francesco De Sanctis e dei deputati della
zona si
batté per la Ferrovia e nel luglio 1879 fu approvata la costruzione
nelle linee
di terza categoria, ossia con un contributo a carico dello stato. Nel
1884 fu
nominata una commissione governativa presieduta dal commendator
Ferrucci per
determinare il tracciato più conveniente, ma le operazioni furono
rallentate
dalla voglia di mettersi in evidenza di ciascun comune. I dibattiti e
le
contese furono innumerevoli tanto da rendere lunghe e complesse le
operazioni
di identificazione del tracciato più opportuno. I fautori del tracciato
che
doveva seguire la valle dell’Ofanto si riunirono in assemblea il 14
luglio 1884
approvando una petizione che venne presentata al ministero dei lavori
pubblici.
A tale assemblea parteciparono i rappresentanti di ben 52 comuni oltre
ad una
innumerevole sfilza di enti interessati tra i quali Corpi Morali e
Società
agricole ed Operaie, la Camera di Commercio di Avellino, i Comizi
Agrari di Avellino
e S.Angelo dei Lombardi, la Società anonima per acquisto e rivendita di
legname
di Bagnoli Irpino. Un’altra ipotesi caldeggiata da altri enti era
quella di
deviare la linea verso Mirabella e Grottaminarda per poi raggiungere
S.Angelo
dei Lombardi, lasciando fuori tutta la tratta da Castelvetere a Nusco. Al
fine di venire incontro a molteplici interessi locali, venne
progettato un itinerario in cui la maggior parte delle stazioni
risultavano
lontanissime dai paesi, anche per assecondare la necessità di trovare
un
tracciato che seguisse il corso del fiume Ofanto. Il 21
giugno 1888 il
Ministero dei Lavori Pubblici affidò la costruzione e la concessione
della
linea alla Società Italiana delle Strade Ferrate del Mediterraneo di
cui un
prezioso volume contenente planimetria e altimetria del 1899 è
conservato nella
Biblioteca delle Ferrovie dello Stato. In realtà, nonostante
il progetto già realizzato, restavano ancora
diverse perplessità e diversi furono i tentativi di ottenere modifiche
di tale
progetto in corso d’opera per ottenere un tracciato più vantaggioso per
un
comune o per un altro. Proprio per questo si decise di iniziare i
lavori dai
due estremi in attesa di decisioni definitive sul tratto intermedio. Il
28
settembre 1892 venne completato e messo in esercizio il
tratto Monteverde
- Ponte S.Venere, mentre il 27 ottobre 1893
venne inaugurato il
tratto Avellino-Paternopoli. Rimaneva da completare
il corpo centrale
del tracciato, che continuava ad essere rallentato dalla disputa tra
comuni
della zona che richiedevano una posizione più favorevole. Alla fine la
decisione venne presa e si scelse di attraversare i comuni di
Castelfranci e
Montemarano, vista la produzione di vino pregiato, e proseguire poi su
Montella, Nusco e Lioni attratti dal commercio di legname e castagne.
Fonti
dell'Ogliari riportano che nel tratto in costruzione Paternopoli -
Montemarano
esercitò anche una piccola ferrovia (una decauville o una tramvia) a
vapore a
scartamento m. 0,75 per sopperire l’assenza di vie di comunicazioni che
non
fossero mulattiere. Così
in data 27 ottobre 1895 la ferrovia fu inaugurata
nel
suo intero percorso. Notevoli furono le opere ingegneristiche: 17
gallerie per
un totale di 9300 metri, 58 ponti principali di cui 26 a travata
metallica e
gli altri con arcate in muratura (sul totale erano 10 ponti sul Calore
e 23
sull'Ofanto), altri 390 manufatti con luce inferiore a 10 metri, 42
chilometri
di dighe di difesa e scogliere lungo il Calore e l'Ofanto, 40
chilometri circa
di fognature per raccogliere acque sotterranee. Oltre ai due
capolinea di Avellino e Ponte Santa Venere, la linea
poteva inizialmente contare su 20 stazioni e 6 fermate ed in
particolare: Salza
Irpina, Parolise – Candida (fermata), Montefalcione, Montemiletto,
Lapio
(fermata), Taurasi, Luogosano – San Mango, Paternopoli, Castelvetere
(fermata),
Castelfranci, Montemarano, Cassano Irpino (fermata), Montella, Bagnoli
Irpino,
Nusco, Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, Morra Irpino, Conza – Andretta,
Cairano
(fermata), Calitri – Pescopagano, Rapone – Ruvo, Monticchio, Aquilonia,
Monteverde, Pisciolo (fermata). In
realtà la linea già all'inizio non ebbe molta fortuna: alcuni
dei comuni attraversati dalla ferrovia, nonostante le richieste
pressanti in
fase di progettazione, si guardarono bene dal costruire adeguate vie
d’accesso
alle proprie stazioni cosicché alcune di esse erano in pratica
raggiungibili
solo attraverso stradine sterrate disperse nella vegetazione (e la
situazione
rimase tale fino ai giorni nostri). Questa scelta scellerata fu una
delle cause
dei guai di questa sfortunata ferrovia. Inizialmente furono tre le
coppie di
treni che effettuavano servizio viaggiatori con una percorrenza vicino
alle
cinque ore: un omnibus e due misti. I servizi viaggiatori e merci
furono
affidate alle locomotive del gruppo 740, più adatte al tracciato
costituito da
discrete rampe, e talvolta anche da locomotive del gruppo 625. La linea
non
conobbe un traffico di grandi proporzioni anche se il treno, in assenza
di
strade degne di questo nome, continuava ad essere l’unico mezzo di
trasporto
verso il capoluogo: non era raro perciò che le stazioni venissero
raggiunte
anche per mezzo di sentieri da parte della popolazione che si recava ad
Avellino al mercato o come crocevia per altri lidi dove effettuare il
servizio militare
o studiare. Nel 1905
la linea passò sotto l’egida delle Ferrovie
dello Stato: il numero dei treni rimase pressoché invariato
con l'aggiunta
di un paio di corse limitate nel percorso. Il 1° settembre
1933 vennero
immesse in esercizio le prime “Littorine”, le ALn 56, che effettuarono
per anni
servizio promiscuamente alle indistruttibili 740. Questo fatto comportò
l'aumento delle corse giornaliere che da tre passarono a cinque (di cui
una
limitata alla tratta Avellino – Conza), diminuendo i tempi di
percorrenza. Alla
fine degli anni trenta vennero realizzate due nuove fermate a carattere
esclusivamente locale: Percianti – Arianello nel territorio di
Montefalcione e
Campo di Nusco.
L'orario della linea nel 1938: sono presenti 5 coppie giornaliere con automotrice ed una coppia con trazione a vapore limitata alla tratta Avellino - Conza
La Seconda
Guerra Mondiale inizialmente risparmiò la
ferrovia visto che si trovava lontano da obiettivi strategici: i
razionamenti
del carburante portarono a mettere da parte le automotrici e adoperare
temporaneamente la trazione a vapore. A metà del 1943, con i
bombardamenti che
avevano messo fuori uso la linea Foggia – Napoli via Benevento, alcuni
convogli
vennero instradati attraverso l'itinerario alternativo via Rocchetta –
Avellino
– Cancello. La cosa non sfuggì agli Anglo-americani che il 26 luglio
1943
mitragliarono un convoglio passeggeri proveniente da Rocchetta e
diretto ad
Avellino nei pressi di Lioni: solo la prontezza del macchinista, che
riuscì a
ricoverare il convoglio in galleria, riuscì ad evitare vittime. Il
giorno dopo
gli aerei anglo-americani tornarono all'attacco, ma stavolta si
accanirono
sulla stazione di Conza – Andretta dove sostavano alcuni treni merci
carichi di
beni in attesa di smistamento: il bombardamento aereo distrusse la
stazione ed
i treni provocando ben 11 vittime tra cui 4 bambini (le vittime:
Vincenzo Reale
di 42 anni carabiniere della provincia di Benevento, Raffaele Sepe di
anni 38,
Angela Nasca di anni 2, Filomena Cordasco di anni 27, Evelina Renna di
anni 3,
Maria Renna di anni 15, Gaetano Renna di anni 7 entrambi fratelli e
sorelle,
Basilio Zoppi di anni 2, Antonietta Zoppi di anni 15 entrambi fratello
e
sorella, Luigi Piccininno di anni 20, Pasquale Viscoso di anni 35 di
Andretta).
Nel prosieguo il conflitto provocò ulteriori danni, soprattutto alle
opere
d'arte: almeno cinque ponti in muratura fra i principali subirono danni
tali da
dover essere ricostruiti ed anche il "ponte Principe" fu interessato
da un intervento sulla prima campata con una pila intermedia di
muratura ed una
nuova travata metallica. Con gli anni ’50 l’emigrazione spopolò l’Irpinia e il treno così divenne un mezzo d’addio perdendo lo smalto che lo aveva caratterizzato prima della guerra. In quei decenni entrarono in servizio le automotrici ALn 556 Breda che fino alle soglie degli anni ’80 accompagnarono i viaggi degli Irpini. La motorizzazione di massa non penalizzò eccessivamente la ferrovia grazie all'insufficiente rete stradale, ma purtroppo la manutenzione iniziò a scarseggiare: in tal modo l'armamento su vari ponti costrinse i treni ad effettuare numerosi rallentamenti, con un nuovo allungamento dei tempi di percorrenza.
L'orario della linea nel 1955
Alla
metà degli anni cinquanta venne inserito in
orario un
collegamento diretto tra Rocchetta e Napoli via Avellino, Nocera
Inferiore in
partenza da Rocchetta al mattino alle 6 e rientro in serata a Rocchetta
intorno
alle 21: durò fino alla metà degli anni settanta. Esso si affiancava
alle altre
5 corse giornaliere esistenti lungo la linea. Nello stesso periodo
vennero
realizzate altre due fermate a carattere locale: Lioni Valle delle Viti
e
Sanzano – Occhino, tra Morra e Conza. Nel contempo venne soppressa la
fermata
di Parolise – Candida per l’oramai inesistente traffico viaggiatori.
L'orario della linea nel 1959: è presente il servizio diretto Rocchetta - Napoli via Codola - Nocera Inferiore
Gli
anni sessanta non portano alcun cambiamento alla linea ed agli
orari che rimarranno sostanzialmente invariati per tutto il decennio. Agli
inizi degli anni settanta in orario risultano otto coppie di
treni (di cui una feriale) che percorrono la linea: è sempre presente
l’ultima
corsa serale da Avellino che viene limitata a Calitri e poi ricoverata
a Conza
per ripartire al mattino presto per Avellino. Le percorrenze rimangono
però
alte visto che la corsa più veloce lungo l’intera linea impiega sempre
3 ore e
15 minuti circa, lo stesso tempo che impiegava alla fine degli anni
trenta. Nella
seconda parte degli anni ’70 entrarono in
servizio le ALn 668 serie
1800 che resteranno in servizio sulla linea fino alla
chiusura e che
portarono un lievissimo miglioramento dei tempi di percorrenza: l’unico
diretto, al mattino da Rocchetta per Avellino, impiegava “solo” 2 ore e
50
minuti, complice anche il limitato numero di fermate che effettuava (14
su 29
esistenti). Aumentò anche il numero di treni con l’introduzione di una
o due
corse limitate alla tratta Avellino – Conza. Verso la fine degli anni
'70
iniziarono i lavori per la diga artificiale di Conza della Campania che
prevedevano lo spostamento della linea più a monte e la costruzione di
una
variante più veloce e longilinea. Ma le condizioni dell’armamento
portarono
nuovamente ad una dilatazione dei tempi di percorrenza: il solito
diretto
mattutino Rocchetta – Avellino, nonostante avesse diminuito il numero
di
fermate (solo 10), aveva un tempo di percorrenza di circa 3 ore e 15
minuti.
L'orario della linea nel 1980, prima che il terremoto colpisse l'Irpinia
Nel 1982
venne ricostruita e ripristinata la stazione di
Avellino. In occasione dell'inaugurazione, l'allora direttore generale
delle
Ferrovie Ercole Semenza, nativo di Rapone (Av), promise un ruolo
centrale per
la città di Avellino nella costruzione di una linea veloce
Caserta-Foggia. E'
inutile dire che da allora non è cambiato nulla per il nodo di
Avellino. Anzi,
nel frattempo, l’unico treno a lunga percorrenza che collegava
l’Irpinia con il
nord Italia al servizio soprattutto degli emigrati, l'espresso notturno
Avellino - Milano, venne dapprima sospeso (ufficialmente per un guasto
al carro
generatore), poi definitivamente soppresso. Nel 1982
si completarono
anche i lavori per la variante di Conza sul tratto tra "Vallone di
Sorrento" (km. 72+920) e la fermata di Cairano (km. 80+445): 7523 metri
su
sette viadotti e tre gallerie. L'apertura della variante consentì di
sostituire
il tratto tortuoso lungo il fiume Ofanto a valle con un percorso più
veloce a
monte: nell'occasione venne anche inaugurata la nuova stazione di Conza-Andretta-Cairano
(in sostituzione della vecchia stazione di Conza-Andretta e della
fermata di
Cairano) costituita non dal solito pre-fabbricato, ma da una
costruzione a due
piani con annesse rimessa locomotive, dormitorio del personale e un
discreto
scalo. La rimessa era destinata all'ultimo treno in orario che giungeva
a tarda
sera a Conza per ripartire all'alba; nell'attiguo dormitorio trovavano
posto i
ferrovieri giunti con tale treno. Tutto il complesso venne però
utilizzato, e
solo parzialmente, per brevissimo tempo dopodiché venne abbandonato
finendo
preda del degrado e dei vandali. Di quegli anni sono anche i treni
merci
Avellino-S.Angelo dei Lombardi, l'ultimo treno merci
raccoglitore che
percorreva la tratta interessata in 7 ore per tre volte alla settimana.
Un primo
raccordo in linea con complessi industriali esisteva a Pisciolo, con le
locali
industrie estrattive, dismesso già all'inizio degli anni '90. Un altro
raccordo
venne creato invece nel dopoterremoto del 1980 con un'azienda della
zona
industriale di San Mango, ma esso ebbe vita effimera anche a
causa delle
notevoli limitazioni che imponeva il vetusto armamento della linea. Tra
il 1985 ed il 1986, al fine di risollevare le sorti della
ferrovia, vennero introdotte nuove corse e nuovi itinerari,
velocizzando le
percorrenza, ma questo comportò ovviamente la soppressione di alcune
stazioni e
comunque la diminuzione del numero di fermate dei treni. Ma andiamo con
ordine.
Da Rocchetta ad Avellino vennero introdotte 8 corse integrali (di cui
una
feriale e soppressa nel periodo estivo), 3 corse limitate alla tratta
Rocchetta
– Lioni ed una corsa limitata alla tratta Lioni – Avellino: la prima
corsa del
mattino venne nuovamente fatta proseguire su Napoli via Nocera
Inferiore. In
senso opposto vennero introdotte 7 corse integrali e 2 corse con cambio
a Lioni
(di cui una feriale e soppressa nel periodo estivo): la prima corsa del
mattino
venne fatta proseguire su Foggia. Le fermate di Percianti – Arianello,
Lapio,
San Tommaso del Piano e Pisciolo, oramai poco utilizzate, vennero
soppresse,
mentre in altre fermavano un numero estremamente limitato di convogli
(Salza
Irpina, Montefalcione, Taurasi, Lioni Valle delle Viti, Sanzano –
Occhino,
Aquilonia). Tutti treni fermavano nelle stazioni di Luogosano (tranne
uno in direzione
Avellino), Castelfranci, Montella, Bagnoli Irpino, Nusco, Lioni, Conza
e
Calitri. Il risultato di questa situazione fu un notevole miglioramento
dei
tempi di percorrenza, giunti a circa 2 ore e mezza lungo l’intera linea. Purtroppo questo pur meritorio tentativo di rilanciare l’offerta ferroviaria non ebbe il successo sperato: le ragioni erano quelle di sempre, come la mancanza di integrazione con i mezzi su gomma e l’assenza di ogni servizio collaterale. Così nell’orario del 1987 si tornò a 7 coppie di treni di cui una feriale, sopprimendo i collegamenti diretti con Napoli e Foggia. L'orario della linea nel 1986 con un maggior numero di corse ed i collegamenti diretti per Napoli e per Foggia
Gli anni
'90 si aprirono con una sostanziale conferma del
numero di treni, attestati su 7 coppie giornaliere. Per un breve
periodo venne
introdotto anche un collegamento speciale nei mesi invernali tra Bari e
Bagnoli
Irpino per consentire di raggiungere la località sciistica di Lago
Laceno. Ma i
viaggiatori continuavano ad allontanarsi sempre più dalla ferrovia,
preferendo
i più comodi autobus che raggiungevano il centro dei paesi. Per questo
a
partire dal 1993 tre delle sette corse di treni vennero limitate alla
tratta
Avellino – Lioni, mentre nei giorni festivi e durante il periodo
estivo, i
treni iniziarono ad essere sostituiti da autobus dato il numero di
viaggiatori davvero
esiguo. Gli impianti vennero gradualmente resi impresenziati,
garantendo
l’esercizio con la Dirigenza Unica prima e successivamente, fino alla
chiusura,
con il CTC e la presenza di deviatoi tallonabili. Il colpo di grazia
per questa
linea arrivò a metà anni ’90 con l’apertura della
strada statale
Ofantina-Bis che velocizzò ulteriormente i collegamenti su gomma tra
provincia
e capoluogo. Nella seconda metà degli anni novanta le autocorse
sostitutive
festive ed estive, per la scarsità di frequentazione ed i lunghi tempi
di
percorrenza del servizio (che lasciava fuori il tratto
Avellino-Castelfranci),
vennero abolite: per la prima volta nella sua storia, la ferrovia
funzionava
nei soli giorni feriali e sospendeva integralmente il servizio nel
periodo estivo.
Alla
fine degli anni '90 le corse ferroviarie
furono ridotte
all'osso: solo una coppia di treni percorreva l’intera linea, mentre
altre due
coprivano il percorso Avellino-Lioni che risultava la tratta più
frequentata,
grazie anche alla presenza di una trentina di studenti che ogni giorno
raggiungevano gli istituti superiori di Lioni. Il servizio poi
continuava a
"cadere in letargo" nei giorni festivi e nei mesi estivi. Questa
situazione si trascinò fino alla chiusura della linea, nonostante
alcune
piccole novità. Infatti da un lato le ferrovie non desideravano altro
che la soppressione
di questa tratta considerata un "ramo secco" e fonte di inutili
sperperi. Dall'altro gli enti locali, Provincia e Regione in primis,
sostenevano che la ferrovia andava tenuta in vita non fosse altro
perché, nel
malaugurato caso di un nuovo sisma, avrebbe costituito una valida
alternativa
per la fornitura dei soccorsi alle popolazioni locali. Dal punto di
vista del
trasporto merci, uno studio del 1996 evidenziò la presenza di oltre un
centinaio di piccole e medie industrie lungo il percorso della ferrovia
che
potevano costituire un buon bacino di traffico, ma l'armamento della
linea, in
condizioni pessime, non consentiva l'inoltro di un numero sufficiente
di carri
merci. |
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ALn668.1862 in servizio sulla ferrovia: negli ultimi anni la ALn668 isolata era la presenza consueta sulla linea |
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La linea ha un percorso piuttosto tortuoso che forma grosso modo una grande esse fra Avellino e Rocchetta e costituisce un'imponente opera che oggi, ad alcuni anni dalla chiusura della linea, potremo definire di "archeologia industriale": lungo i suoi 119 km circa, sono presenti ben 108 viadotti di cui alcuni possono essere considerati veri capolavori di ingegneria come il "Ponte Principe" nei pressi di Lapio o il viadotto "Milano" ad Atripalda. Notevoli anche alcune delle 19 gallerie che consentono alla ferrovia di rendere meno tortuoso il percorso. In uscita dalla stazione di Avellino dal lato Sud, la linea sale velocemente sovrapassando la statale Appia e attraversando parte dell'abitato di Atripalda dove spicca il grandioso viadotto curvilineo "Milano" a sedici arcate a tutto sesto della larghezza di 11 metri ciascuna per una lunghezza complessiva di 225 metri. Costruito in muratura di mattoni legati con malta di calce, il viadotto deve il suo nome, sembra, all'ingegnere direttore dei lavori. La linea prosegue poi sempre in salita fino a giungere alla stazione di Salza Irpina, dopo ver superato un altro bel viadotto ad arcate di muratura: nei primi 7 km, la ferrovia supera un dislivello di ben 114 metri. Mantenendosi costantemente in salita, dopo una prima lunga galleria sotto l'abitato di Parolise lunga circa 1300 metri, la ferrovia sbuca nei pressi della ex fermata di Candida-Parolise dove ha inizio un tratto in leggera discesa e toccando la stazione di Montefalcione presso la frazione di Montefalcione Scalo. Da qui la ferrovia continua a scendere entrando nella galleria più lunga di tutta la linea (circa 2600 metri) ed uscendo nei pressi della fermata di Percianti - Arianello. Dopo un'altra breve galleria si giunge alla stazione di Montemiletto in una vallata sottostante il centro abitato. Continuando a scendere ed attraversando diverse vallate boschive si tocca la fermata di Lapio oltre la quale è il maestoso "Ponte Principe", lungo 300 metri con lunghe travature che poggiano su due arcate. Il ponte venne realizzato per superare la vallata sottostante che si trova a circa 35 metri e dove scorre il fiume Calore. Da qui la linea ricomincia il percorso in leggera ascesa toccando la stazione di Taurasi oltre la quale è un bel ponte a travata metallica ed il raccordo industriale per la Prometal, nell'area industriale di San Mango. Continuando a seguire il corso del fiume Calore, la linea tocca la stazione di Luogosano, ai piedi dell'abitato, oltre la quale è un bel viadotto. Proseguendo nelle lande boschive irpine, la linea supera un bel viadotto curvilineo sul fiume Calore per entrare nella stazione di Paternopoli. Dopo alcuni chilometri sempre in leggera ascesa e varcando diversi viadotti interessanti la linea tocca la fermata di Castelvetere per poi giungere alla stazione di Castelfranci, nei pressi dell'abitato. La linea prosegue poi lungo la vallata del Calore per giungere alla stazione di Montemarano, nei pressi della località Ponteromito. Proseguendo verso Sud, la linea tocca prima la fermata di Cassano Irpino e poi quella di Montella, per poi salire verso Bagnoli Irpino dove è la fermata omonima. Ancora un tratto in ascesa con due brevi gallerie e la linea giunge al suo culmine (671 metri s.l.m.) presso la stazione di Nusco. Da qui la linea inizia la sua lunga discesa fino a Rocchetta. Inoltrandosi nelle aree verdi del territorio e dirigendosi verso Est, la linea tocca la fermata locale di Campo di Nusco e poi la stazione di Sant'Angelo dei Lombardi, nei pressi dell'area commerciale di Lioni. La ferrovia è ormai alle porte di Lioni ed in pieno centro abitato raggiunge la stazione più importante della linea, l'unica presenziata dell'intera tratta prima della sua chiusura. Proseguendo verso Nord, la linea tocca la fermata locale di Lioni Valle delle Viti per poi dirigersi verso Est giungendo alla stazione di Morra - Teora presso l'area industriale di Morra. Proseguendo
ancora verso Est la linea aggira sul lato Nord il lago di Conza. Questo
tratto costituisce la variante che venne costruita nel 1982 per
consentire l'allagamento della zona per effetto della diga di Conza. La
nuova variante, quasi tutta in rettilineo e con divers brevi gallerie,
tocca la fermata di Sanzano-Occhino
per poi giungere alla stazione di Conza
- Andretta - Cairano:
la stazione è stata concepita per essere un punto nevralgico con
diversi binari, scalo merci, rimessa e fabbricato dormitorio per i
ferrovieri, tutte strutture utilizzate per brevissimo tempo e poi
abbandonate. Continuando in leggera ascesa, la linea passa per l'ex
fermata di Cairano
e si inoltra ai confini con la Basilicata. Superando diversi ponti a
travata metallica, giunge alla stazione di Calitri - Pescopagano.
Proseguendo lungo la statale Ofantina, la linea entra in Basilicata
toccando la stazione di Rapone
- Ruvo - San Fele.
Dopo essere rientrata brevemente in Campania, la linea supera altri
ponti sul corso del fiume Ofanto, rientrando in Basilicata e toccando
la fermata di San
Tommaso del Piano.
Alternandosi lungo i confini fra Campania e Basilicata ed attraversando
diverse volte il fiume Ofanto, la linea punta verso Nord toccando
l'isolata stazione di Monticchio
e poi quella di Aquilonia.
Proseguendo lungo il corso dell'Ofanto che viene attraversato diverse
volte, la linea tocca l'isolata stazione di Monteverde per poi
giungere alla zona delle cave di Pisciolo
dove era una piccola fermata. Dopo aver attraversato altre volte
l'Ofanto la linea entra in Puglia giungendo alla imponente stazione di Rocchetta Sant'Antonio - Lacedonia,
ormai da considerarsi una cattedrale nel deserto, dove incontra la
ferrovia Foggia - Potenza e la linea ormai chiusa per Gioia del
Colle. |
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Uno dei tanti ponti a travata metallica lungo la linea che attraversava diverse volte l'Ofanto |
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3. LA SITUAZIONE ATTUALE ED IL FUTURO DELLA LINEA Fino al terremoto del 1980 erano diverse le corse giornaliere e notturne che percorrevano l’intera linea (ben 9 per ciascun senso nell’orario del 1977 con una sola soppressione nei giorni festivi). Le stazioni o fermate erano 31 oltre ai due capolinea. Poi, dopo il sisma dell'80, iniziò il declino per questa ferrovia con stazioni soppresse e abbandonate, con treni sempre più rari e servizio sospeso nei giorni festivi e nel periodo estivo. Tutto questo fino alla chiusura di dicembre 2010, avvenuta tra l'indifferenza degli enti locali. Il ripristino di un regolare servizio viaggiatori sulla linea potrebbe venire solo con scelte coraggiose, come ad esempio, la realizzazione di un servizio integrato treno - bus che consentisse agli utenti di raggiungere i centri abitati dalle lontane stazioni (un grosso nodo di scambio potrebbe essere la stazione di Montemarano, ubicata in località Ponteromito dove transitano molte autolinee). Sarebbe anche auspicabile inserire convogli destinati ai pendolari che lavorano nelle aree industriali servite dalla ferrovia come ad esempio Taurasi, Morra De Sanctis e Calitri, raggiungibili con difficoltà alle auto nei periodi di neve intensa. Non sarebbe poi male, creare un punto di interscambio anche anche a Rocchetta Sant'Antonio per consentire di raggiungere in tempi brevi Foggia o Potenza. Ma per velocizzare i collegamenti sarebbero necessari grossi lavori di ripristino dell'armamento a partire dai binari e dai numerosi ponti (ben 30 di diverse tipologie). E ovviamente la scarsità di risorse economiche non consente, al momento, di intervenire. Invece è a fini turistici che la ferrovia Avellino - Rocchetta Sant'Antonio potrebbe essere destinata. Le iniziative con treni speciali turistici che si sono svolte prima nel 2007 ("Treni d'Irpinia") e poi dal 2009 fino a dicembre 2010, grazie all'associazione "In Loco Motivi - Amici della Avellino Rocchetta", hanno dimostrato che questa ferrovia possiede un ottimo potenziale turistico. Lo stesso territorio attraversato possiede grosse potenzialità turistiche poco o mal sfruttate: si pensi al bellissimo parco archeologico dell'antica Compsa, al Lago di Conza con la sua oasi naturalistica, al Museo di San Francesco a Folloni a Montella, a Bagnoli Irpino con l'altopiano del Laceno, a Montemarano con il suo Carnevale ed alle tante tipicità enogastronomiche (la castagna di Montella, il vino Taurasi, il pecorino Carmasciano, tanto per citare qualche esempio). L’alta Irpinia è infatti fuori dai flussi turistici della Campania, nonostante la sua vocazione naturalistica ed artigianale con un discreto numero di attrezzature agrituristiche che basano la loro attività soprattutto sulla tipicità e sulla genuinità dei prodotti enogastronomici locali. E sicuramente spettacolare è il paesaggio attraversato d'’inverno, quando fa buio presto e si può ammirare il paesaggio innevato di tanti piccoli paesini arroccati sulle montagne con tante lucette: un panorama unico tanto che qualcuno ha definito la Avellino-Rocchetta come “ferrovia dei presepi”. Grazie all'impegno di associazioni e appassionati, la linea è stata inserita nel progetto "Binari senza tempo" di Fondazione FS. In tal modo è previsto il ripristino dell'intera tratta, ripristino avvenuto al momento fra Conza e Rocchetta consentendo di effettuare un convoglio d'epoca a fine agosto 2016 in occasione dello Sponz Festival. |
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Una bellissima inquadratura della ALn 668.1855 nei pressi di Monteverde con il fiume Ofanto sullo sfondo |
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Una ALn 668 in sosta nella stazione di Montella nell'inverno 2005 dopo una eccezionale nevicata |
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Di seguito vengono riportate le schede di ciascun sito rilevante della ferrovia con notizie e documentazioni, nonché immagini d'epoca e attuali. |
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Doppia di ALn668 sul regionale Salerno - Lioni, istituito nel settembre 2007 e poi soppresso nel 2009, in sosta nella stazione di Montella |
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