Le linee ferroviarie |
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LA FERROVIA CHILIVANI - TIRSO di Luigi Prato & Gavino Nurra |
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La linea Chilivani – Tirso, completata nel 1893, era stata concepita allo scopo di collegare la cittadina di Ozieri con gli importanti snodi ferroviari di Chilivani e Macomer (rispettivamente nel Nord e nel Centro della Sardegna), nonché con Nuoro ed i centri abitati posti lungo la Catena del Goceano. La tratta faceva parte originariamente della Società per le Ferrovie Secondarie Sarde (SFSS). Nei suoi 79 chilometri di percorso, fino allo scalo di Tirso in territorio comunale di Illorai, la linea attraversava paesaggi di grande bellezza, fra fitti boschi, zone alpestri e corsi d’acqua, e da essa si ammiravano fantastici panorami. Ma di ciò e della sua importanza anche dal punto di vista storico e culturale per le popolazioni locali (come ha sottolineato lo scrittore Pietro Paolo Tilocca nel suo libro Il Goceano ieri e oggi, pag. 107-108), non vollero assolutamente tenere conto i rigidi fautori della politica contro i cosiddetti “rami secchi” che negli anni ’70 portò malauguratamente in Italia alla soppressione di numerose tratte di notevole interesse paesaggistico, tra cui appunto la Chilivani – Tirso. Fu così che il Ministero dei Trasporti, allora presieduto dall’On. Remo Gaspari, a partire dal 1 gennaio 1970 ne decretò la definitiva chiusura. Ad oltre 40 anni dalla cessazione di ogni attività di trasporto ferroviario, la linea Chilivani – Tirso conserva tuttora quasi integralmente il proprio tracciato, oltre a numerose tracce, tra cui stazioni, ponti e caselli, che sono sopravvissuti all’usura del tempo, almeno, temporaneamente… Indice |
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Planimetria della linea |
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L’avvio della ferrovia Chilivani - Tirso è stato lungo e difficile. I primi problemi riguardarono la costruzione della stazione ferroviaria cittadina di Ozieri. Nel 1862 la realizzazione della rete ferroviaria a scartamento ordinario in Sardegna fu concessa alla Compagnia Reale delle Ferrovie Sarde, società costituita con capitali di maggioranza britannici. Allorché si procedette nel 1864 a definire il progetto della stazione, gli ingegneri della Compagnia Reale ritennero, per ragioni di ordine economico, che la ferrovia dovesse passare a 6 chilometri di distanza da Ozieri. Gli amministratori comunali ozieresi respinsero tale soluzione rivolgendo istanza al Ministro dei Lavori Pubblici, il quale richiese alla Compagnia Reale di rivedere il progetto. Si procedette così ad elaborare nuovi studi. La controversia sul tracciato finì con approdare in Parlamento, dove si contrapposero due linee di pensiero: una che prevedeva un percorso collegante Ozieri ad Oristano passando per Macomer; l’altra che propugnava il progetto di una ferrovia passante per la vasta area del Nuorese, la valle del Tirso e la Catena del Goceano fino ad arrivare a Ozieri. Questa seconda soluzione offriva notevoli vantaggi alle popolazioni della Sardegna centrale, che più di altre soffrivano problemi di isolamento nonché di arretratezza economica e sociale a causa del pessimo sistema di comunicazione. Dopo alterne vicende, che videro nel 1879 l’approvazione di un disegno di legge, poi convertito nella Legge n° 5002 del 29 luglio del medesimo anno, contemplante la costruzione di ferrovie complementari in tutta Italia a integrazione della rete nazionale, nel 1880 furono ultimati i lavori per la realizzazione della stazione di Chilivani e nello stesso anno fu il Consiglio Comunale di Ozieri a proporre il progetto per la costruzione di una ferrovia a scartamento ridotto che collegasse Chilivani con il centro di Ozieri, proseguendo poi per il Goceano fino ad incontrare la linea Nuoro - Bosa. Dopo che nel marzo 1885 entrò in vigore la Legge n° 3011, la quale dava facoltà al Governo nazionale di fare concessioni di strade secondarie in Sardegna, e dopo che nell’agosto 1886 fu approvato il Regio Decreto n° 4041 contenente disposizioni riguardo «la concessione della costruzione e dell’esercizio delle strade ferrate secondarie della Sardegna», si poté finalmente incominciare a dare il via libera circa l’assegnazione dei lavori per la realizzazione dei primi percorsi ferroviari, anche qui non senza contrasti giacché, come riferisce il Dr. Efisio Costantino nella sua opera dedicata alla storia ferroviaria della Sardegna intitolata “Perché le rotaie sarde non parlarono più inglese”, il Regio Governo italiano decise di affidare l’incarico non direttamente all’ingegnere gallese Benjamin Piercy (Trefeglwys 1827-Londra 1888) della Compagnia Reale delle Ferrovie Sarde, a dispetto dei legittimi diritti di prelazione che quest’ultima vantava, bensì attraverso apposito concorso. La gara fu appannaggio di un gruppo di capitalisti italiani, cui faceva capo l’ingegnere napoletano Alfredo Cottrau (1839-1898), uomo di grande esperienza professionale. Il mancato affidamento della realizzazione delle ferrovie secondarie alla Compagnia Reale determinò l’innescarsi di un accesa polemica negli ambienti politici isolani, con riferimento sia alle modalità di assegnazione, sia ai percorsi dei tracciati (alcuni dei quali ritenuti tecnicamente assai inferiori a quelli progettati dal Piercy). Ogni controversia in proposito fu tuttavia troncata dalla straordinaria rapidità con cui procedettero i lavori, completati con largo anticipo rispetto ai tempi previsti dal contratto di concessione. Per ciò che riguarda la ferrovia Chilivani - Tirso, il primo tratto di 9 chilometri tra Chilivani e Ozieri ebbe inizio nel 1889 e fu reso attivo a partire dal 10 febbraio 1891, mentre l’intera linea fino allo scalo di Tirso fu inaugurata il 1 aprile 1893. L'orario della linea nel 1893 (in alto) e nel 1894 (in basso): l’apertura della linea avvenne con 4 coppie di corse tutte su treno misto con servizio viaggiatori di I, II e III classe; il treno 44 che partiva da Chilivani alle 9.25 arrivava dopo mezz’ora a Ozieri dove si scendeva per ripartire (dopo una sosta di circa un’ora e mezza) alle 11.26 sul treno 46 che arrivava a Tirso dopo 4 ore (!!) di viaggio. Qui si accedeva successivamente alle coincidenze per Macomer e Nuoro. I treni misti in quel periodo erano composti da locomotiva Winterthur più carrozze viaggiatori, carri bagagli e carri merci Castellammare (Collezione Salvatore Fiori - per gentile concessione) Dai pochi dati in nostro possesso (elab. STC su dati Ferrovie della Sardegna), risulta che la linea nel 1899 comprendeva il seguente numero di fabbricati: 10 stazioni, tra cui (a parte quella di Chilivani, in comune con le Ferrovie Reali, e lo scalo di Tirso sulla ferrovia Macomer - Nuoro) erano comprese: - 1 di prima classe (Ozieri) - 7 di terza classe (Pattada, Buddusò, Benetutti/Nule, Bultei, Anela, Bono e Bottidda) 4 fermate (Vigne, Osidda, Burgos/Esporlatu, Illorai) 7 cantoniere doppie 47 caselli (o cantoniere semplici) 14 ponti 12 passaggi a livello su strada 113 passaggi a livello su sentieri di campagna. Per quanto concerne le pendenze, la situazione si presentava come segue. Salite (da Tirso a Chilivani): metri 36.219,64 (46,12%) di cui - 30 per mille: metri 2.938,64 (3,74%) - tra 29 e 20 per mille: metri 22.320,00 (28,42%) - tra 19 e 10 per mille: metri 4.436,00 (5,65%) - tra 9 e 0 per mille: metri 6.525,00 (8,31%). Discese (da Tirso a Chilivani): metri 32.387,93 (41,25%) di cui - tra 29 e 20 per mille: metri 23.650,05 (30,12%) - tra 19 e 10 per mille: metri 4.585,22 (5,84%) - tra 9 e 0 per mille: metri 4.152,66 (5,29%). Il percorso orizzontale aveva a sua volta una lunghezza di 9.965,43 metri, per una percentuale equivalente al 12,63% del tragitto totale. Molto scarsi anche i dati per ciò che concerne il numero delle corse. L’unica notizia certa da noi reperita riguarda l’anno 1918 (Guida del Touring Club Italiano per la Sardegna, a cura di L. V. Bertarelli, pag. 166) durante il quale il servizio prevedeva una corsa al giorno con locomotiva tipo Winterthur e carrozze di I e II classe (del costo rispettivamente di lire 7,80 e lire 4,55) per il tragitto da Chilivani fino a Nuoro, di complessivi chilometri 115 in un tempo di percorrenza pari a sei ore e mezza, comprendente la sosta di circa un quarto d’ora allo scalo di Tirso per le coincidenze da Macomer e da Nuoro; un notevole progresso per una Regione d’Italia come la Sardegna dove il cavallo rimaneva pressoché l’unico mezzo rapido di locomozione! Nel 1921, con la costituzione della Società per le Ferrovie Complementari della Sardegna (FCS), la linea fu compresa nel compartimento FCS di Macomer, unitamente alle tratte Macomer - Nuoro e Macomer - Bosa, che nel 1933 disponeva ancora di 20 antiquate locomotive a vapore di cui 18 svizzere Winterthur oltre a 2 tedesche Henschel, le quali ormai fornivano prestazioni molto modeste. È stato scritto che uno dei limiti della Chilivani - Tirso che portò alla sua chiusura era rappresentato dal tempo di percorrenza eccessivamente lungo, che negli anni ’50 era ancora lo stesso del 1893, e si è creduto di individuare la causa di ciò nel percorso eccessivamente tortuoso del tracciato ferroviario. Ma a ben vedere, ci si accorge come tale argomentazione sia poco consistente; la Strada Statale 128 bis, dove per parecchi anni hanno transitato (e transitano tuttora) gli autobus del servizio sostitutivo delle ferrovie complementari sarde, è molto più contorta della ferrovia (è sufficiente dare un’occhiata sul programma Google Earth per rendersene conto) e la vera causa della lentezza dei treni era data in realtà dalla obsolescenza ed usura di mezzi ormai antiquati come le summenzionate vetuste “caffettiere” a vapore, autentici pezzi da museo che avevano alle spalle oltre mezzo secolo di onorata attività.
Si era cercato per il vero, a partire dal 1934, di migliorare il servizio con l’introduzione automotrici diesel come le Emmine e le Littorine Fiat ABDm 40 (il compartimento di Macomer ne ebbe tre di ciascun tipo, per un totale di 6 nuove vetture), le cui prestazioni decisamente superiori permettevano di accorciare notevolmente i tempi di percorrenza. Ma con il precipitare degli eventi bellici, si fece cronica la carenza di combustibile e particolarmente di nafta, ciò che costrinse le ferrovie complementari sarde ad impiegare negli anni ’40 quasi esclusivamente le vecchie locomotive a carbone, già abbondantemente logore e costrette a sferragliare penosamente nei tratti in salita alla velocità di una lumaca (una media di appena 16 chilometri all’ora), anche a causa della manutenzione ridotta al minimo (specie per carenza di parti di ricambio) in ragione del difficile momento attraversato dall’Italia durante il secondo confitto mondiale e negli anni ad esso immediatamente successivi. Le cattive condizioni dei rotabili, peraltro, oltre a costituire causa di disagi sia per i passeggeri che per il personale conducente, finirono con il determinare anche gravi incidenti; il giorno 8 novembre 1944 un convoglio, partito da Bono alle 5 del mattino per arrivare a Macomer, deragliò nel territorio di Molia, in un tratto compreso tra la stazione di Illorai e quella di Tirso. La locomotiva precipitò in una scarpata ed il fuochista morì carbonizzato, mentre il macchinista rimase ferito assieme a una ventina di passeggeri. Nel dopoguerra la ferrovia sopravvisse a dispetto di tutte le difficoltà, essendo ancora piuttosto frequentata da un buon numero di viaggiatori. Il numero di corse su rotaia era passato a cinque coppie giornaliere (tutte su treno misto, con servizio passeggeri di I e III classe), oltre a sette coppie su autobus del parallelo servizio sostitutivo. Il vero limite del percorso ferroviario rimaneva quello della grande distanza di alcune delle stazioni dai rispettivi centri abitati; così Pattada distava 4 chilometri dalla sua stazione, Benetutti 6, Osidda 8, Nule 10 e Buddusò addirittura 13. Di conseguenza era previsto per i viaggiatori diretti ai suddetti paesi un servizio di trasporto ausiliario, originariamente su diligenza e successivamente per mezzo di autobus.
A metà degli anni ’50 la linea fu oggetto di ammodernamento, al pari di altre tratte deteriorate dal tempo e dalla guerra; inoltre, nel 1958 con l’introduzione nel compartimento di Macomer delle automotrici ADe Stanga TIBB si ebbe un nettissimo miglioramento dei tempi di percorrenza del trasporto passeggeri che si ridussero della metà, anche se per il servizio merci continuarono ad essere impiegate le antiquate vaporiere. L’accorciamento della durata dei viaggi permise l’aumento delle corse su ferrovia, che nel 1965-67 furono portate a sei/sette coppie giornaliere, di cui cinque su automotrice diesel ADe e una/due su treno leggero, formato ordinariamente da locomotiva a vapore (o locomotore diesel LDe) e vettura passeggeri. Ma tutto ciò non fu che un fuoco di paglia; da tempo l’orientamento del Ministero dei Trasporti era quello di sacrificare tutte le linee ferroviarie ritenute inutili per sostituirle con gli autobus e dalla drastica operazione di potatura non si salvarono le linee sarde considerate improduttive. Fu così che nel 1956 si procedette a chiudere le tratte Isili - Villacidro, Villamar - Ales e Gairo - Jerzu (le prime due dopo soli 41 anni di servizio), in nome del progresso e della sana gestione economica. Due anni dopo (27 luglio 1958), la smania di smantellare rotaie ovunque portò addirittura a decisioni assurde, allorché la formula burocratica della «sostituzione con autoservizi» fu incomprensibilmente estesa ad un’altra linea di grande bellezza paesaggistica come la Monti - Calangianus, che nei suoi 27 chilometri soppressi non attraversava alcun centro abitato, ma svolgeva la funzione di trasportare dal distretto industriale del sughero della Gallura le partite di prodotto destinate al porto di Olbia per giungere sul mercato nazionale e su quello estero.
Alla fine degli anni ’60, i tempi erano ormai maturi perché la scure si abbattesse anche sulla Chilivani - Tirso. E difatti, durante una seduta della Camera dei Deputati tenutasi il 15 dicembre 1969, il Ministro dei Trasporti Remo Gaspari, in risposta ad un’interrogazione dell’On. Alfredo Pazzaglia, annunciava pubblicamente la chiusura definitiva della ferrovia, adducendo a giustificazione il fatto che essa «in questi ultimi anni ha avuto un traffico insignificante e non ha alcuna prospettiva di miglioramento nel futuro». Una decisione quest’ultima cavillosa e discutibile, in quanto lasciava aperte in Sardegna alcune tratte meno frequentate di quella appena soppressa. Si concluse così in modo desolante e squallido la storia di questa linea, che tanta importanza ebbe per il progresso e lo sviluppo economico del territorio da essa attraversato. Il servizio auto-sostitutivo continua ancora ai nostri giorni, sotto la direzione delle Ferrovie della Sardegna (FdS) eredi delle FCS, ma il cambio su gomma non ha mai prodotto un significativo aumento nel numero di viaggiatori. |
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Emmina abbandonata sulla ex linea per Illorai a Tirso Scalo |
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La linea partiva dalla stazione di Chilivani (oggi Ozieri - Chilivani), nel territorio del Comune di Ozieri, dove ancora oggi transitano i treni delle Ferrovie di Stato provenienti da Sassari e Olbia diretti verso Macomer, Oristano e Cagliari. Il binario a scartamento ridotto, posto più a sud rispetto agli altri a scartamento ordinario, dopo aver superato il primo passaggio a livello sulla strada proveniente dal piazzale esterno della stazione, si avvicinava con trincee profonde all’altopiano su cui sorge Ozieri con un percorso costantemente in salita tra campi coltivati e macchie di cisti e successivamente varcava il secondo passaggio a livello sulla Strada Statale 128 bis (nel tratto proveniente da Mores) all’ingresso del centro abitato di Ozieri dove, oltre alla stazione, vi erano il ristorante, la rimessa delle locomotive (oggi degli autobus FdS), lo scalo merci ed il serbatoio dell’acqua (tutte queste strutture sono fortunatamente ancora presenti e non devastate dai soliti vandali). Dopo la stazione, superata Via Cappuccini, la ferrovia proseguiva verso est passando sotto il complesso dell’Ospedale Civile e del campo sportivo San Michele (oggi demolito e convertito in parcheggio per automezzi), quindi attraversava un terzo passaggio a livello sulla strada diretta verso l’abitato di Nughedu San Nicolò. La linea continuava ritornando sulla S.S. 128 bis in prossimità della periferia orientale di Ozieri, attraversando la carreggiata per due volte (rispettivamente all’altezza dei caselli 41 e 40) prima di arrivare alla fermata di Vigne. Da qui la linea attraversava per la terza volta consecutiva la strada presso il casello 39 allontanandosi al massimo da quest’ultima in direzione nord-est tra colli boscosi, fino a giungere al ponte a tre arcate “Donna Teresa”, quindi piegava verso sud attraversando il settimo passaggio a livello sulla S.S. 128 bis, poi deviava ancora a est fino a giungere alla stazione di Pattada, anch’essa provvista di serbatoio dell’acqua, oltre che di piazzale per le diligenze prima e per gli autobus poi diretti verso il paese. La ferrovia continuava verso est lambendo da vicino la S.S. 128 bis fino alla stazione di Buddusò, dotata di pozzo e relativo rifornitore d’acqua per il rabbocco delle locomotive. La linea proseguiva diretta a sud inerpicandosi fino ai pressi della Cantoniera di Osaspera (m. 670) per poi ridiscendere con continue curve e controcurve fino alla piccola stazione di Osidda con annessa cantoniera doppia n° 3. Lasciata quest’ultima, la ferrovia attraversava il territorio boscoso della regione detta “Sa Pigada de su Polcrabu” (ossia “la salita del cinghiale” in lingua sarda, uno dei punti più ardui da attraversare per le vecchie locomotive che dallo scalo di Tirso salivano ad Ozieri), fino a scendere alla stazione di Benetutti/Nule posta a brevissima distanza dal bivio con la strada che porta ancora oggi ai rispettivi centri abitati. La linea continuava in direzione sud-ovest verso la stazione di Bultei, quindi, dopo aver attraversato ancora la S.S. 128 bis sull’ottavo passaggio a livello, raggiungeva dopo un breve tratto la successiva stazione di Anela in aperta campagna. Compiuto un altro tratto tortuoso, la ferrovia attraversava ancora un passaggio a livello, all’uscita del quale era posta la stazione di Bono, con annesso scalo merci, la rimessa delle locomotive e il serbatoio dell’acqua, quindi la linea proseguiva attraversando per l’ultima volta la S.S. 128 bis per giungere alla stazione di Bottidda, anch’essa situata in piena campagna a breve distanza dal paese. Da qui, con un percorso in salita, la ferrovia continuava costeggiando il versante sud occidentale del rilievo su cui sorge il Castello del Goceano, poi raggiungeva la stazione di Burgos/Esporlatu, affiancata dalla cantoniera doppia n° 2 con serbatoio dell’acqua. Dopo aver descritto un ampio tratto curvilineo, la linea riprendeva a procedere quasi parallelamente alla carreggiata stradale fino ad arrivare alla stazione di Illorai. Lasciata quest’ultima, il percorso ferroviario attraversava il dodicesimo e ultimo passaggio a livello sulla strada che conduce all’abitato di Illorai per concludere con andamento sinuoso il proprio tragitto alla stazione di Tirso, dove si collegava con le linee per Nuoro e Macomer. Caratteristiche linea da Tirso a Chilivani - Stazioni, fabbricati e progressive chilometriche:
NOTA: rispetto all’elenco dei fabbricati ed opere del 1899, si noterà che erano stati aggiunti altri 6 caselli (5 bis, 5 ter, 19 bis, 25 bis, 28 bis e 41 bis) che portavano il totale a 53. Codici stazioni Compartimento FCS di Macomer (Archivio Salvatore Fiori - per gentile concessione)
402 Illorai |
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Locomotiva Winterthur del tipo
utilizzato sulla Chilivani - Tirso, seguita da un carro bagagliaio
(probabilmente modello Castellammare a due assi) e da carrozza viaggiatori
Reggiane |
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Brevi cenni storici introduttivi Le prime locomotive a disposizione per trainare i convogli sulla linea Chilivani - Tirso, erano le svizzere Winterthur, di cui le SFSS nel 1889 avevano 30 esemplari, 11 dei quali assegnati al compartimento di Macomer. Accanto a queste vi erano due esemplari di locomotive tedesche Henschel, utilizzate in funzione di mezzi di manovra. Le ferrovie secondarie in Sardegna poterono usufruire nel periodo compreso tra il 1910 e il 1931 di diversi altri tipi di locomotive a vapore, tra cui Schwartzkopff, Orenstein & Koppel, Ansaldo, Cemsa e Reggiane, ma dai (pochi) dati in nostro possesso non risulta che alcuna di queste sia entrata in servizio sulla Chilivani - Tirso; lo stesso dicasi delle due locomotive Breda (tra cui la n° 5 “Sulcis”) inviate alla fine degli anni ’50 a Macomer dopo aver finito di prestare servizio sulle linee Isili - Villacidro e Villamar - Ales chiuse e smantellate nel 1956. Il 1934 segna una data importante per il compartimento delle FCS di Macomer, in quanto fanno la loro prima apparizione le nuove automotrici diesel. I primi modelli furono tre Emmine modello M1 a due assi, realizzate dalla Carminati & Toselli in collaborazione con la OM ed inviate in qualità di mezzi sperimentali al fine di verificarne il grado di efficienza; alquanto diverse esteticamente dall’automotrice tipo M1c FCL in uso sulla ferrovia Atena - Marsico Nuovo, condividevano con questa l’aspetto simile a un piccolo autobus su rotaie. Si trattava di mezzi che offrivano notevoli prestazioni in termini di velocità, specie se rapportate a quelle delle asfittiche locomotive a carbone, ma penalizzati dal limitato numero di posti a sedere. Per la loro ridotta autonomia di viaggio, furono utilizzate dal compartimento di Macomer nei collegamenti con Bosa. I rottami delle tre Emmine si trovano attualmente presso la stazione di Tirso. Capacità ancora maggiori potevano vantare le Littorine Fiat modello ABDm 40, anche queste assegnate in numero di tre esemplari (matricole 40.11-12-13) al compartimento di Macomer che le ebbe a disposizione nel 1937. Grazie alle notevoli qualità aerodinamiche conferite dalla profilata carenatura ed alla potenza conferita dalla coppia di motori a trasmissione meccanica (che le distingueva dal modello ALn 202 in servizio sulle Ferrovie Meridionali Sarde, simile esteriormente ma dotato di un unico propulsore date le più basse pendenze da superare), queste unità motrici consentivano una notevole riduzione dei tempi di percorrenza (oltre 1 ora in meno rispetto alle vaporiere) che si univa a una capienza di spazio per i passeggeri ben superiore a quella delle Emmine. Anche le tre Littorine Fiat giacciono oggi abbandonate alla mercè dei vandali presso la stazione di Tirso. La malaugurata entrata in guerra dell’Italia nel 1940 accanto al Terzo Reich di Hitler vanificò purtroppo l’ammodernamento del parco treni, giacché la mancanza di nafta obbligò le FCS a mantenere ferme per lungo tempo (fino alla fine degli anni ’50) le motrici diesel ed a utilizzare esclusivamente le vecchie locomotive Winterthur a carbone con risultati tragicomici per il trasporto passeggeri, al punto che nei tratti dove la pendenza era maggiore (specie lungo la salita tra la stazione di Benetutti/Nule e quella di Osidda) il trenino a volte ritornava indietro anziché procedere avanti, come racconta lo scrittore Pietro Paolo Tilocca nel capitolo (pag. 107-111) del suo libro “Il Goceano ieri e oggi” dedicato alla ferrovia Chilivani-Tirso. Bisogna attendere il 1958 per assistere all’introduzione di nuovi mezzi moderni ed efficienti con l’assegnazione al compartimento di Macomer di 8 automotrici diesel Stanga TIBB ADe. Realizzate dalle Officine Meccaniche Stanga di Padova per la cassa e la parte meccanica (mentre la parte elettrica era affidata alla TIBB), erano equipaggiate con motori Fiat diesel modello 203 a sei cilindri orizzontali raffreddati a liquido in grado di offrire eccellenti prestazioni in termini di velocità, al punto di accorciare della metà i tempi di percorrenza sulla linea. Equipaggiate nei successivi anni ’60 con motori ancora più potenti, le automotrici Stanga furono le ultime a prestare servizio sulla Chilivani - Tirso fino alla sua sconsiderata chiusura avvenuta il 31 dicembre 1969, anche se in alcune corse continuarono ad essere utilizzate le locomotive a vapore in qualità di treno leggero. Veniamo alle carrozze passeggeri. Le prime vetture utilizzate nelle linee delle SFSS alla fine del XIX secolo furono il modello a due assi Castellammare, cosiddette in quanto costruite presso l’Impresa Industriale Italiana di Costruzioni di Castellammare di Stabia sotto la direzione dell’Ing. Alfredo Cottrau. Realizzate in cassa di legno, presentavano corridoio centrale e terrazzini d’estremità comunicanti tra loro per mezzo di passerelle. Nel 1892 le Castellammare furono affiancate dalle più efficienti carrozze a carrelli Miani & Silvestri di Milano, anche esse in cassa di legno. Nel 1913 fu la volta delle carrozze a carrelli Bauchiero realizzate dalla Società Anonima Bauchiero di Condove che nei primi modelli presentavano le estremità a terrazzini aperti, i quali furono chiusi e trasformati in vestiboli nei modelli successivi (come in quelli abbandonati presso la stazione di Tirso). Negli anni ’30 il compartimento di Macomer delle FCS poté disporre delle carrozze a carrelli Reggiane, provviste di estremità chiuse e dotate di caratteristiche costruttive più moderne, e queste furono probabilmente le ultime che poterono essere utilizzate sulla Chilivani - Tirso, giacché le successive V2D a cassa metallica provenienti dalla Ferrovia Circumvesuviana arrivarono troppo tardi nel 1970, quando la linea era stata appena chiusa al traffico. Il materiale rotabile nel 1933 Stilare un elenco completo del materiale rotabile in servizio sulle linee secondarie della Sardegna dal 1888 a oggi è impresa ardua. Ciò in quanto gran parte degli archivi sono andati distrutti a causa degli eventi bellici. Grazie alla gentile disponibilità del Sig. Salvatore Fiori, abbiamo tuttavia i dati completi relativi all’anno 1933, nel corso del quale il compartimento FCS di Macomer disponeva del seguente materiale rotabile (i numeri tra parentesi sono quelli di serie): Locomotive
Vetture di servizio
Vetture passeggeri a 4 assi di I e III classe
Vetture passeggeri a 2 assi di I classe
Vetture passeggeri a 2 assi di I e III classe
Vetture passeggeri a 2 assi di III classe
Vetture a 2 assi per attrezzi
Carri bagagli
Carri chiusi con freno
Carri chiusi senza freno
Carri a sponde alte con freno
Carri a sponde alte con freno e garitta
Carri a sponde alte senza freno
Carri a sponde basse con freno
Carri a sponde basse senza freno con bilico
Carri a sponde basse senza freno
Carri a sponde basse con freno e garitta
Carri a sponde basse con freno e cisterna
Carri gru
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Locomotiva Winterthur del tipo
utilizzato sulla Chilivani - Tirso: si tratta della N. 43 denominata "Goito"
del compartimento di Cagliari, recentemente recuperata ed utilizzata per i
convogli del Trenino Verde |
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Della linea Chilivani – Tirso si sono attualmente conservate numerose tracce, tra cui il percorso del sedime dei binari pressoché integrale, quasi tutte le stazioni e poi cantoniere, ponti e serbatoi dell’acqua. Dal 2004 abbiamo percorso in più occasioni il territorio al fine di rintracciare il rintracciabile e nelle righe che seguono si intende descrivere il risultato di questa nostra ricerca, che ci auguriamo possa recare un piccolo contributo alla conoscenza della storia delle ferrovie complementari in Sardegna. |
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Locomotiva Winterthur del tipo
utilizzato sulla Chilivani - Tirso, ripresa nella stazione FCS di Ozieri;
dietro la locomotiva segue una carrozza Reggiane |
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Motrice diesel Stanga TIBB
ABDe delle FCS |
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Attualmente non risulta
che vi siano progetti sul futuro della linea per quanto riguarda una sua
possibile ricostruzione (che certo restituirebbe alla Sardegna un altro
fantastico percorso turistico per viaggiare sul Trenino Verde). Sembra
invece che si muova qualcosa per una
sua conversione in pista ciclabile, come più volte auspicato dalle
associazioni promotrici della “mobilità dolce” in Italia. Dalla fine del
2008, infatti, il tratto fra Chilivani e Pattada è oggetto di una
trasformazione in ippovia, sentiero per cavalli ma anche per biciclette: per
l’esattezza, i percorsi interessati sono i 9 chilometri del collegamento
Chilivani-Ozieri e i 12 chilometri del
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Il percorso ferroviario viene oggi utilizzato come sentiero dagli allevatori del luogo |
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Di seguito vengono riportate alcune immagini scattate lungo la linea con le relative schede. |
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Un raro documento recuperato dal Sig. Salvatore Sechi di Silanus presso la stazione di Osidda, prima che i vandali facessero scempio della relativa area ferroviaria; si tratta di una circolare emessa dal compartimento di Macomer delle SFSS in data 1 gennaio 1900, avente ad oggetto disposizioni permanenti ed avvisi temporanei per il personale in servizio sulla linea Chilivani – Tirso (Collezione Sig. Salvatore Sechi - per gentile concessione) |
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Altro raro documento reperito dal Sig. Salvatore Sechi nella stazione di Osidda, concernente disposizioni emesse dal compartimento di Macomer delle SFSS in data 21 marzo 1900 e relative al servizio sanitario da Macomer a Tirso (Collezione Sig. Salvatore Sechi - per gentile concessione) |
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Si ringrazia la Direzione di Sassari delle Ferrovie della Sardegna per la concessione delle foto d'epoca e per il materiale fornito. Si ringraziano altresì tutti coloro che hanno fornito ulteriori informazioni, segnalazioni, foto ed immagini ed in particolare:
Nota: abbiamo controllato scrupolosamente il testo e le foto, ma se dovessero risultare inesattezze o fonti errate, preghiamo i nostri lettori di comunicarcelo a info@lestradeferrate.it
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Biglietto d'epoca, non
utilizzato e non validato, della stazione di Anela |
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Per informazioni e contatti: info@lestradeferrate.it |