Le linee ferroviarie

LA FERROVIA DEL VESUVIO

di Stefano Seno

avellino rocchetta

La ferrovia turistica del Vesuvio era una linea a scartamento ridotto a cremagliera che risaliva le falde del vulcano partendo dalla città di Ercolano fino al capolinea inferiore della vecchia Funicolare, a quota 753 m. 

Attivata nel 1903, fu, per l’epoca, un gioiello di ingegneria ed architettura ferroviaria. Sopravvissuta a ben tre eruzioni del Vesuvio, non resse alle difficoltà finanziarie ed alla concorrenza del trasporto su gomma, e venne chiusa e smantellata nel 1955.

Indice

  1. STORIA DELLA LINEA

  2. IL PERCORSO DELLA LINEA

  3. LA SITUAZIONE ATTUALE ED IL FUTURO DELLA LINEA

  4. DATI TECNICI 

  5. IMMAGINI DELLA FERROVIA

  6. RINGRAZIAMENTI E FONTI

  7. STESURA E AGGIORNAMENTI

1. STORIA DELLA LINEA

La prima stesura di un progetto riguardante una ferrovia che risalisse il Vesuvio fino alla stazione inferiore della Funicolare avvenne nel 1896, ad opera dell’ing. Mineri. Esso prevedeva la costruzione di una linea diretta da Napoli al vulcano, a scartamento normale e con l’ultimo tratto a cremagliera, ma il progetto si rivelò troppo oneroso e venne abbandonato. Parte di esso venne comunque recuperato dalla Società per le Strade Ferrate Secondarie Meridionali (la futura Circumvesuviana) nel 1901 per realizzare la linea Napoli-Pompei-Poggiomarino.

Nel 1902 la società Thomas Cook Group rilevò la concessione per la costruzione del restante tratto previsto dal progetto, da Pugliano (l’odierna Ercolano) alla stazione inferiore della Funicolare. La Cook, con la consulenza dell’ ing. Emil Strub della Swiss Locomotive Machine Works, e dell’ing. Morgenthaler della Brown Boveri, predispose la costruzione di una linea interamente elettrificata a 550 V in corrente continua, con scartamento metrico, della lunghezza di 7,7 km di cui i primi 6,1 km ad aderenza normale, e i restanti 1,6, il tratto a maggiore pendenza, con cremagliera di tipo Strub.  I lavori iniziarono nel 1902 e si conclusero un anno dopo, con l’inaugurazione ufficiale della linea il 28 settembre 1903. Il percorso iniziale partiva dalla stazione di Olivi, nella parte alta di Pugliano, e raggiungeva la stazione inferiore della Funicolare del Vesuvio.

Nei primi anni il servizio venne assicurato da tre elettromotrici, simili nelle forme a dei tram, costruite dalla Schweizer Waggon AG, ognuna delle quali trasportava un massimo di 24 passeggeri. Esse percorrevano in maniera indipendente il tratto fino alla Centrale Elettrica, dove venivano accoppiate ad uno dei due spintori, piccole elettromotrici di spinta, anch’esse simili a tram, consegnati dalla ditta SLM-Brown Boveri negli stessi anni, per percorrere il tratto a cremagliera. La stessa ditta costruttrice consegnò un terzo spintore nel 1906.

Nel 1906 la ferrovia viene pesantemente danneggiata dall’eruzione del Vesuvio, ma la Cook provvide in tempi brevi a riattivarla, approfittando, nell’occasione, per realizzare un prolungamento della linea a valle della stazione Olivi, raggiungendo la stazione di Resina sulla linea per Poggiomarino. Il nuovo capolinea venne inaugurato nel 1913, cosicchè i binari delle due ferrovie si trovarono a correre paralleli per qualche centinaio di metri. In quello stesso anno la Schweizer consegnò altre due elettromotrici, di dimensioni leggermente maggiori e che trasportavano fino a 34 passeggeri.

Nel 1927 la gestione della ferrovia passò dalla Cook alla società “Ferrovia e funicolare vesuviana Società Anonima Italiana”.

Le ultime due elettromotrici arrivarono nel 1929, costruite dalle Officine Ferroviarie Meridionali, con una capienza di 44 passeggeri.

Il Vesuvio tornò a colpire la piccola ferrovia nel 1929 e nel 1944, distruggendo molti tratti di binario, ma essa risorse ancora, nonostante il fatto che gli alti costi di gestione e la diminuzione di traffico, dovuta anche alla Seconda guerra mondiale, avessero costretto la Ferrovia e Funicolare Vesuviana a vendere la linea. Le Strade Ferrate Secondarie Meridionali rilevarono tutto l’impianto alla fine della guerra, nel 1945, ricostruirono i tratti distrutti e il servizio riprese su tutta la lunghezza della linea. Purtroppo fu il canto del cigno per la Pugliano-Vesuvio.

Gli ambiziosi piani di ammodernamento della nuova gestione della Circumvesuviana, come la ricostruzione della funicolare, distrutta dall’eruzione del ’44, l’adozione dello scartamento di 0,950 m che avrebbe messo la ferrovia in comunicazione diretta con le altre linee del gestore ed un nuovo parco rotabili, si infransero contro gli altissimi costi di gestione. La gloriosa carriera della Ferrovia del Vesuvio era ormai agli sgoccioli e ciò che non era riuscita a fare la natura, lo fece il progresso.

Nel 1948 si iniziò la costruzione dell’odierna Strada Provinciale 19 dell’Osservatorio, in risposta al boom del trasporto automobilistico privato e degli autobus. Nel 1951 l’Hotel Eremo, costruito insieme alla linea e che fin dai suoi albori aveva ospitato i turisti che arrivavano con il treno fin lassù, passò a dei privati e venne raggiunto dalla Provinciale l’anno seguente.

Il servizio della ferrovia era ormai limitato a navette tra la fermata dell’Hotel Eremo e la stazione inferiore della seggiovia, che aveva sostituito la vecchia funicolare, mentre tutto il tratto inferiore fino al capolinea di Pugliano venne disattivato. Il completamento della Strada Provinciale fino a quota 1000 m, più in alto quindi del capolinea superiore, fu il colpo di grazia. Nel 1955 la Ferrovia Pugliano-Vesuvio terminò definitivamente ogni servizio, e la linea e tutti gli impianti vennero smantellati completamente entro il 1958.

L'orario della linea nel 1908 

L'orario della linea nel 1936 

L'orario della linea nel 1939

2. IL PERCORSO DELLA LINEA

Fin dai suoi albori, l’intera linea correva in sede propria. Raggiunse la sua massima lunghezza di 7,650 km nel 1911, dei quali il 20% realizzato a cremagliera.

La linea aveva il suo capolinea nella stazione di Vesuvio, rinominata Pugliano nel 1928. Appena uscita dalla stazione, la linea saliva su una rampa ripida costruita su un terrapieno e, con un ponte metallico, scavalcava via Trentola. Dopo un lungo tornante, in corrispondenza del quale un altro ponte di ferro le permetteva di sovrapassare la vecchia linea tranviaria Napoli-Torre del Greco, la ferrovia si immetteva in una trincea scavata nella colata lavica del 1631, alla cui uscita toccava la stazione di Olivi, primitivo capolinea, in una zona coltivata ad ulivi, a monte del santuario di Pugliano.

Negli anni ’20 in questa zona venne costruita l’autostrada Napoli-Salerno che scavalcava la ferrovia, la quale proseguiva in salita nella zona di Bosco Catena, superata la quale raggiungeva la frazione di San Vito, dove si trovava la fermata facoltativa omonima.

Da qui in poi la linea proseguiva in pendenza progressiva fino a raggiungere un lagno denominato Fosso della Morte, e raggiungeva la stazione della Centrale Elettrica, nella quale vi era il Deposito-Officina della ferrovia. Da questa stazione iniziava il tratto a cremagliera, con pendenze massime del 25%, che veniva percorso dalle vetture in coppia con gli spintori.

Dopo una salita di 15 minuti, la linea toccava la fermata dell’Hotel Eremo e dell’Osservatorio Vesuviano. Dopodichè iniziava l’ultimo tratto in una zona verdeggiante e molto panoramica fino a raggiungere il piazzale della Stazione Inferiore, che integrava il capolinea della Funicolare del Vesuvio.

Il percorso della linea 

3. LA SITUAZIONE ATTUALE ED IL FUTURO DELLA LINEA

A parte l’edificio della Centrale Elettrica, recentemente ristrutturato (e ri-abbandonato), della struttura e degli impianti della vecchia ferrovia non rimane praticamente nulla. Il tracciato della linea è difficile da individuare, soprattutto nella parte inferiore a causa della fortissima espansione edilizia del comune di Ercolano, e solo grazie all’aiuto di Google Earth se ne può rintracciare il percorso (a patto che si sappia dove guardare).

Il fabbricato della stazione capolinea di Pugliano non esiste più dal 1973, abbattuto nell’ambito dei lavori di potenziamento dell’adiacente ferrovia Circumvesuviana, al suo posto oggi c’è uno spiazzo adibito a campo di pallacanestro, al lato del santuario di Pugliano, in stato di semi-abbandono.

Il tratto di linea fino a via Trentola, il cui ponte metallico che la scavalcava è stato abolito da decenni, è stato riconvertito a strada privata, stessa sorte toccata al tratto successivo, oggi all’interno di un parco residenziale, fino al punto in cui incrocia via Nicolò Marcello Veneti, oltre la quale si trova un piccolo cancello dietro cui si può ancora vedere il tracciato, scavato nella colata lavica del 1631, che correva in trincea.

Il percorso si riconosce poi in un’ampia curva oggi occupata da un parcheggio privato e dal viale di accesso di una scuola media. All’uscita della curva, esso corre parallelo a via Corallo, passa all’interno di uno stabilimento, e sbuca in via Ulivi, dove sorgeva il primitivo capolinea della ferrovia, proprio di fronte allo svincolo dell’autostrada Napoli-Salerno. Il sottopassaggio con cui la linea superava l’autostrada è stato murato nell’ambito dei suoi lavori di allargamento, ma se ne può riconoscere il tracciato nella stradina chiusa che termina proprio nel punto dove si trovava il sottopassaggio.

Superata l’autostrada il tracciato si segue più facilmente in quanto è stato riconvertito in strada asfaltata in tutta la sua lunghezza fino alla Centrale Elettrica.  L’attuale toponomastica stradale aiuta molto, in quanto il primo tratto fino all’incrocio con via Giuseppe Semmola, più o meno a 500 m dallo svincolo, si chiama via Bosco Catena, dal nome della zona attraversata all’epoca dalla ferrovia. Dopo il suddetto incrocio, la strada che occupa l’ex tracciato prende il nome di via Cook, dal nome del costruttore della ferrovia, e tale rimane fino alla Centrale Elettrica. Seguendo la via si raggiunge l’incrocio con via Sac. Benedetto Cozzolino, a monte del quale, dopo qualche centinaio di metri, era ubicata la fermata facoltativa di San Vito, oggi non più esistente, la cui posizione originaria è individuabile nel punto in cui via Cook si allarga leggermente e di cui rimane un tratto di pavimentazione di colore rosso pompeiano.

Superata la ex fermata, il tracciato si separa dalla parallela via San Vito e inizia l’ascesa passando in mezzo a palazzine e villette fino a raggiungere l’area del lagno Fosso della Morte, oggi irrintracciabile, dove la via Cook da asfaltata diventa pavimentata, e dove finisce in pratica la zona abitata alta di Ercolano. Dopo poche centinaia di metri, il tracciato raggiunge uno slargo dove incrocia tre strade, una delle quali, chiusa da una sbarra, ricalca il tratto di ferrovia che raggiungeva la stazione della Centrale Elettrica-Deposito, e qui si trova l’imponente fabbricato, di colore rosso, che per più di cinquant’anni è rimasto in stato di totale abbandono, per poi essere recuperato all’inizio degli anni 2000, ed oggi è di nuovo abbandonato e in degrado. Dell’area del fascio binari e degli altri impianti della stazione non rimane nulla, se non qualche rudere in mezzo alle erbacce.

Da qui in poi seguire il tracciato è praticamente impossibile, sepolto com’è dalla vegetazione. Tramite Google Earth però lo si può riconoscere in base alla posizione degli alberi fino all’area dell’hotel Eremo e dell’Osservatorio, che sono ancora in piedi. Un vialetto ricalcante il tracciato passa all’interno del complesso e si inoltra di nuovo nella boscaglia, continuando a salire fino a lambire il retro di un ristorante sulla Provinciale, un centinaio di metri più in alto.

Da qui è di nuovo riconoscibile, trasformata in strada sterrata del Parco Nazionale del Vesuvio, proseguendo per poco più di un chilometro fino all’ultimissimo tratto, in forte pendenza, che sale attraverso gli alberi e raggiunge il piazzale, oggi un parcheggio, dove sorgeva la stazione inferiore della funicolare.

Nel 2004, dopo decenni di abbandono e degrado, l’Ente Parco Nazionale del Vesuvio acquistò il fabbricato, ormai in rovina e scoperchiato, della stazione della Centrale Elettrica-Deposito, ristrutturandolo nel 2007, il tutto nell’ambito di un progetto concepito insieme alla Regione Campania ed alla Provincia di Napoli, di ripristinare la Ferrovia del Vesuvio da questa stazione all’Osservatorio Vesuviano. Purtroppo tale progetto non è mai stato avviato e di esso, dopo quasi dieci anni, si è persa ogni traccia.

Panoramica della vecchia stazione della centrale elettrica, con l'area del fascio binari come si presenta oggi

4. DATI TECNICI
Situazione della linea linea dismessa ed abbandonata

Stazioni/fermate presenti:

  • Pugliano
  • Olivi
  • San Vito
  • Centrale elettrica - Deposito
  • Eremo - Osservatorio
  • Funicolare inferiore
Lunghezza 7,650 km
Numero binari unico
Trazione elettrica 550 V cc 
Scartamento metrico
Altitudine massima m. 753 s.l.m. (Stazione funicolare inferiore)
Altitudine minima m. 70 s.l.m. (Stazione di Pugliano)
Fermate intermedie 4
Province attraversate Napoli
Interconnesioni
  • a Pugliano con la ferrovia Napoli - Pompei - Poggiomarino (stazione di Resina, oggi Ercolano)
  • Funicolare del Vesuvio

Il tratto a cremagliera in salita verso l'Eremo all'epoca della ferrovia (per gentile concessione Costantino De Vito)

5. IMMAGINI DELLA FERROVIA

Di seguito vengono riportate le schede di ciascun sito rilevante della ferrovia con notizie e documentazioni, nonché immagini d'epoca e attuali.

Stazione di Pugliano
Da Pugliano ad Olivi
Stazione di Olivi
Da Olivi a San Vito
Fermata di San Vito
Da San Vito alla Centrale elettrica
Stazione di Centrale elettrica - Deposito
Stazione di Eremo - Osservatorio
Stazione di Funicolare inferiore

La stazione capolinea di Pugliano in una foto d'epoca con il fascio binari antistante

6. RINGRAZIAMENTI E FONTI

Per la stesura del presente articolo, si ringrazia:

  • Costantino De Vito ed il sito www.vesuvioinrete.it per la gentile concessione delle foto d'epoca

  • Andrea Zappoli

  • Pier Angelo Marchese

Nota: abbiamo controllato scrupolosamente il testo e le foto, ma se dovessero risultare inesattezze o fonti errate, preghiamo i nostri lettori di comunicarcelo a info@lestradeferrate.it

7. STESURA E AGGIORNAMENTI

Articolo pubblicato il 19 marzo 2016.

 

Per informazioni e contatti: info@lestradeferrate.it