Le stazioni

Stazione di ALIFE (Ce)

Ferrovia Napoli - Santa Maria Capua Vetere - Piedimonte Matese (Alifana alta)

Storia e descrizione del sito

La stazione di Alife è ubicata nei pressi del quadrivio della Pioppeta, dove la Statale N. 158 dirama verso Piedimonte Matese da un lato e Gioia Sannitica dall'altro. E’ presenziata in alcuni orari.
L’attuale stazione è stata ricostruita nel dopoguerra sul luogo della vecchia stazione anteguerra (progressiva originaria km 73+971), oggi abitazione privata a pochi metri dall'attuale fabbricato. E’ presente anche uno scalo merci ormai inutilizzato.

Dati tecnici

  • Situazione del sito: stazione presenziata in uso
  • Centri abitati serviti: Alife (a 0,5 km)
  • Distanza da Santa Maria Capua Vetere: 37+347 km
  • Distanza da Piedimonte Matese: 3+898 km
  • Numero binari in uso: 2 passanti per il servizio viaggiatori
  • Altri binari in stazione: 2 tronchini per lo scalo merci
  • Accessibilità: ottima; stazione segnalata
  • Servizi in stazione: nessuno
  • Parcheggio auto: all'esterno della stazione
  • Trasporti pubblici dalla stazione: autobus locali dalla statale N. 158
  • Possibilità di sviluppo futuro: maggiore integrazione con il trasporto su gomma

Turismo

Alife, cittadina ubicata nell'ampia valle del Volturno, conserva ancora inalterato l'impianto urbanistico dell'antica città romana. La sua origine sembrerebbe osco-sannitica, come dimostra il fatto che Plinio il Vecchio elenca gli Alifani fra le popolazioni discendenti dagli Osci. La città sembra che in origine fosse chiamata "Allibo" (nel significato di "olio" per la presenza dei numerosi uliveti che ancora oggi ne caratterizzano il paesaggio) e, intorno al 380-350 a.C., sembra che coniasse moneta propria (due esemplari sono conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli), sebbene gli studiosi non siano concordi su tale tesi. Nel 326 a.C. la città venne conquistata e distrutta dai Romani. Sullo stesso luogo venne poi eretta un nuovo centro, "Allifae", nominato municipio "sine suffragium" (senza diritto di voto) nel 307 a.C. e poi successivamente cittadina romana a tutti gli effetti. Centro popoloso e fiorente per l'agricoltura, la pastorizia ed il commercio, venne poi distrutto nel IX secolo dai Saraceni e ripopolato in età moderna.

Dell'età romana resta praticamente intatta la struttura urbanistica ad impianto ortogonale racchiusa da possenti mura a pianta rettangolare (m. 540 x 405). Quelle attualmente visibili risalgono al I sec. a.C. nella loro parte inferiore in opera incerta di calcare, ed al periodo medioevale (forse longobardo o angioino) nella loro parte superiore. L'altezza attuale è di circa 7 metri, ma occorre tener presente che altri 2 metri sono interrati. Su ciascuno dei quattro lati presentano una porta (Porta Napoli, Porta Piedimonte, Porta Roma, Porta Volturno), nonché alcune postierle. Ciascuna porta era sormontata da bastioni quadrati in buona parte distrutti, mentre lungo le mura erano mezze torrette quadrate o circolari. All'interno della città le strade erano organizzate in maniera ortogonale. La via principale che univa Porta Napoli a Porta Roma era chiamata Decumano Massimo, mentre quella che univa le altre due porte era denominata Cardine Massimo.
Provenendo da Caserta, si accede alla città da Porta Napoli, immettendosi sulla strada che ricalca l'antico Decumano Massimo, attuale Via Roma. Sul lato destro è possibile raggiungere in Via Criptoportico, l'accesso ai resti del Criptoportico, costruito in opera incerta con pianta su tre bracci rettangolari collegati. Lo spazio interno è suddiviso in due navate da una fila di 31 pilastri che sorreggono volte semiogivali. Probabilmente la costruzione aveva funzione di sostegno di un edificio soprastante. Tornati sul Decumano, all'altezza dell'Ufficio Postale centrale, è possibile scorgere i resti, di recente portati alla luce, di alcune "tabernae" che si affacciavano sull'area del foro, corrispondente all'attuale Piazza O. Michi. In detta piazza il Decumano Massimo incrociava il Cardine principale. Seguendo la strada a destra si giunge a Porta Piedimonte, meno interrata rispetto alle altre, che mostra bei piedritti e, sul fianco, una torre quadrata. Ritornati in Piazza Michi, si prosegue dritto giungendo a Piazza Vescovado dove si affaccia la Cattedrale dell'Assunta. Nella facciata sono due epigrafi, una delle quali ricorda M. GRANIO.M F URBANO, esponente di una ricca famiglia alifana. La cripta della chiesa sorge su un'aula termale romana della quale si osserva parte del pavimento con le tipiche "suspensurae". Usciti dalla chiesa, poco oltre sono i resti del teatro risalente all'età sillana e successivamente restaurato nel corso del I secolo d.C. Proseguendo oltre, si raggiunge Porta Roma, sorretta da grandi piedritti nei quali si osservano gli incassi per le saracinesche. Da questo punto si possono seguire le mura verso sinistra, raggiungendo l'ultima porta, Porta Volturno, nella quale è possibile ammirare un fregio d'armi reimpiegato e proveniente da qualche monumento funerario.
Appena fuori Porta Napoli, in direzione Caserta, si può osservare l'area occupata dall'anfiteatro della città romana che è ancora del tutto da scavare (si scorge soltanto qualche rialzo sul terreno) e che è stato individuato di recente grazie a riprese aeree. Tale monumento era conosciuto da due epigrafi rinvenute in città che narravano di giochi gladiatori e di caccia alle belve, giochi svolti generalmente nell'anfiteatro. Da altre fonti sappiamo anche dell'esistenza di un circo, non ancora individuato, ma che si suppone ubicato in questa stessa area. Continuando sulla stessa strada, nella Piazza della Liberazione è un mausoleo sepolcrale romano attribuito alla famiglia degli Acili Glabrioni, trasformato nel corso del Duecento in chiesa di S. Giovanni Gerosolimitano e poi in chiesa ai Caduti (1924). Diversi restauri negli anni trenta, ad opera del Maiuri, ne hanno recuperato buona parte dell'antica struttura, risalente al I secolo d.C. L'interno è a pianta circolare con otto nicchie rettangolari alle pareti. Lo strato di interro di circa un metro non consente di godere appieno del senso originario dello spazio interno, concepito come una sfera perfetta di circa 9 metri di diametro.

Le immagini

L'esterno della stazione

L'interno della stazione

Lo scalo merci

Il viale d'accesso alla stazione con, in primo piano, il fabbricato della vecchia stazione. Si notino in facciata le cornici di porte e finestre, tipiche delle costruzioni dell'Alifana originaria (si vedano ad esempio le stazioni di Secondigliano e Capua sull'Alifana bassa)

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